Previsti circa 100 mila contagi di covid al giorno in Italia nel mese di gennaio: il virus si trasmette più di quanto ci si aspettasse e il fatto sembra dovuto alla elevatissima contagiosità della variante Omicron. Gli ultimi dati, di quattro giorni fa, davano la Omicron al 40% in Lombardia con probabile prevalenza già nella città metropolitana di Milano e variante Delta prevalente in quasi tutte le altre province (mentre a Sondrio addirittura resisteva la Alfa).
La situazione potrebbe essere ben diversa: moltissimi lombardi conoscono qualcuno positivo al covid e questo potrebbe essere il segnale che ormai, in pochi giorni, la variante Omicron ha decisamente preso il sopravvento. Lo stesso in altre zone del Paese. Gli scienziati stanno dunque iniziando ad interrogarsi su diverse modalità di contenimento, anche perché la Omicron, se pure è più contagiosa di ogni altra variante finora nota, appare anche molto meno pericolosa. Per la stragrande maggioranza dei contagiati si risolve in un raffreddore con qualche linea di febbre. La polmonite (così comune tra i malati di covid fin dall’inizio della pandemia) non arriva quasi più. Così l’ospedalizzazione.
Basso rischio per i vaccinati.
Sicuramente la vaccinazione di massa sta aiutando. Il vaccino anti covid, come è noto, rallenta la diffusione e previene dalle forme gravi. Così sappiamo, ad esempio, dall’Istituto superiore di sanità che una persona non immunizzata di ottant’anni ha un rischio 85 volte più alto di finire in terapia intensiva rispetto a un vaccinato coetaneo.
Fine per l’isolamento per i contatti di positivi?
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Ospedale Galeazzi e della Statale di Milano, propone Una strategia differente sulle quarantene : “dobbiamo considerare variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a casa in quarantena per contatti con positivi. Le indicazioni precedenti andavano bene con una contagiosità diversa, ora dobbiamo pensare a modalità differenti”.
“Mini lockdown per non vaccinati”
I contatti stretti di positivi, insomma, rischiano di essere troppi e, se tutti finiscono in isolamento, è come se si istituisse un lockdown senza chiamarlo così. Pregliasco non è il solo a pensare che l’attuale disciplina di isolamento per i contatti stretti di positivi (10 giorni se non vaccinati, 7 giorni se vaccinati) non sia più applicabile a meno di non ‘chiudere’ di fatto il Paese. Ma il virologo milanese va oltre e propende anche per un mini lockdown per tutti coloro che non si sono ancora vaccinati. “Per quel 10% di italiani” non immunizzati, dice Pregliasco, “oggi c’è un rischio davvero alto di contagi, quindi si potrebbe prendere in considerazione un lockdown, solo per loro, magari limitato a quindici giorni. In Germania ha funzionato molto bene e oggi gli ospedali respirano”.