E’ il secondo caso in pochi giorni: una donna partorisce in un capannone abbandonato e poi lascia la neonata all’ospedale Buzzi di Milano

La donna partorisce in un capannone abbandonato e lascia la bimba all'ospedale Buzzi di Milano. E' il secondo caso nel giro di pochi giorni

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Fonte fotografica Milano Today

Una donna dopo aver partorito all’interno di un capannone abbandonato in Via Giovanni Barrella, zona Quarto Oggiaro, ha lasciato la neonata all’ospedale Buzzi di Milano. Questo è il secondo caso dopo quello di Enea, il neonato lasciato nella “Culla per la vita” del Policlinico di Milano il giorno di Pasqua alle ore 11.40

La donna è rimasta nell’anonimato e non ha nemmeno dato un nome alla bimba. Inoltre, anche la neonata, come Enea, è stata visitata dai medici e pesa 2,6kg ma, anche se è in ottime condizioni, è in una termoculla per stabilizzare la temperatura corporea.

La storia del piccolo Enea

Durante il giorno di Pasqua, la storia del piccolo Enea, lasciato nella “Culla per la Vita” del Policlinico di Milano alle ore 11.40, ha commosso tutti. Vicino al neonato  è stata trovata una lettera firmata dalla madre in cui lei stessa dichiara: “è super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”. Inoltre, la donna prosegue scrivendo: “Ciao mi chiamo Enea sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”. Infine, la madre dichiara di voler tanto bene al piccolo Enea ma non si può occupare di lui.

Il direttore generale del Policlinico di Milano, Ezio Belleri, dichiara: “È una cosa che pochi sanno ma in ospedale si può partorire in anonimato, per la sicurezza di mamma e bambino. Inoltre esistono le ‘culle per la vita’: la nostra si trova all’ingresso della Clinica Mangiagalli e permette di accogliere in totale sicurezza un bimbo che i suoi genitori non possono purtroppo tenere con sé. È una decisione drammatica, ma la culla consente di affidare il piccolo a una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l’assoluto anonimato per i genitori”.

Nel policlinico di Milano la “Culla per la Vita” è aperta da ben 16 anni ed è un luogo protetto perchè nel momento in cui il bimbo viene ospitato al suo interno i medici e gli infermieri della Neanatologia tramite un allarme vengono avvisati di ciò e successivamente si prederanno subito cura del piccolo. Nel giorno di Pasqua si sono registrati tre casi in cui due sono avvenuti rispettivamente nel 2012 e nel 2016 nel quale ai due bimbi maschi sono stati chiamati Mario e Giovanni.

Infine, il direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policnico di Milano, Fabio Mosca, conclude affermando: “Occasioni simili sottolineano come il sistema della ‘culla per la vita’ sia fondamentale perché ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza. Vivo però questo evento anche come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere”.

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